All about artists - intervista con Susan Rose in tv Massachusetts

Intervista di Susan Rose a Eva Maria Friese pittrice, 1 aprile 2025

Buongiorno a voi tutti.

  • Quale sono le tue origini?
Mi chiamo Eva Maria Friese. Sono nata in Siemianowice, una piccola città in Slesia in Polonia ma ho la cittadinanza tedesca. La mia famiglia si è trasferita in Germania nel 1958 dove sonocresciuta e dove ho vissuto nella città di Essen.

  • Qual è la tua formazione professionale?
Mi sono formata professionalmente all’Università di Essen ho ottenuto il Grado Accademico di
"Disegnatrice della Comunicazione" e ho lavorato in varie aziende come designer. La mia
grande passione era comunque la pittura artistica e io perfezionavo il mio talento pittorico
partecipando a dei corsi tenuti presso la sezione di pittura della "Folkwangschule-Essen". Già
durante gli studi ho avuto occasioni di svolgere delle mostre personali e collettive. Nel 1988 mi
sono trasferita in Italia, a Palermo in Sicilia. Dal 2010 vivo con la mia famiglia vicino Milano. In
Italia ho formato il mio stile artistico durante gli anni.

  • Come e quando ti sei appassionata all’arte e alla pittura?
Sin da piccola l’attività che mi piaceva più di tutte e per quale ero maggiormente portata era il
disegno e la pittura. Mi dava molta soddisfazione e mi faceva stare bene. Quando poi ero
cresciuta frequentavo dei corsi specifici, come detto già poco fa, per imparare le tecniche e
allenare l’occhio artistico. Ho lavorato duramente perché intraprendevo due studi
parallelamente. Il Design per guadagnarmi da vivere e la pittura, la mia grande passione, che
in un certo senso serve anche al Design.

  • Come hai sviluppato il tuo stile e come lo definisci?
Ho sempre lavorato nel figurativo. Penso che ho dipinto sempre nello stesso modo. Da giovane
ho esperimentato diverse tecniche e stili per imparare e provare delle novità.
Direi che adesso dipingo un “Figurativo stilizzato” o “semplificato”. È il mio stile che ho
sviluppato negli anni. All’inizio disegnavo e dipingevo un figurativo a mano libero ed
espressivo, alterando forme e colori. Dato che dipingevo anche dei ritratti, e c’era richiesta la
precisione, specialmente quando erano commissionati, mi sono divertita esplorare i dettagli
caratteristici del soggetto, non esaltando la precisione ma semplificando e stilizzando anche se
a prima vista non si nota. La stessa precisione esigevo io stesso quando dipingevo la natura,
cioè la vegetazione. La precisione risulta in quel caso dal fatto che studiavo anche nello stesso
tempo le piante. Ma anche qui come nei ritratti semplificavo le forme e i dettagli, non
diventando troppo grafico.
Avevo anche una fase semi astratta, un astratto che si appoggia a delle forme esistenti che
vengono stilizzati finché appaiono quasi astratti. Si riconosce però sempre la mia mano.
Adesso introduco nei miei dipinti degli elementi semi astratti per raccontare l’inspiegabile o
rendere visibile l’invisibile.

  • Con quale tecniche esprimi le tue idee?
Adopero le tecniche pittoriche come olio, acrilico e acquerello. Dipende dall’idea e dal progetto
da realizzare. Con i colori ad olio ci si può lasciare anche più tempo perché asciuga
lentamente. Si può riprendere dei dettagli di un soggetto più volte in diversi momenti.
Gli acrilici danno un risultato molto simile, a prima vista uguale, però asciugano velocemente.
Con gli acrilici sovrappongo dei strati di colori, simile all’acquerello, che si mescolano fra di loro
in profondità per creare un’impressione quasi tridimensionale. Questo si riesce perché
asciugano velocemente. Con i colori ad olio ci vorrebbe molto tempo.
Con l’acquerello creo delle singole opere o dei progetti interi. Si lavora veloce e con grande
effetto. Spesso uso l’acquerello per trovare e testare un soggetto per la realizzazione di un
dipinto.
Amo molto i pastelli che come tecnica stanno fra le pittoriche e le grafiche, vuol dire il disegno.
Specialmente i pastelli morbidi posso mescolare e spalmare con le dita sulla carta per ottenere
dei effetti e tonalità speciali. Un’esperienza sensuale come tutta la pittura.
Poi c’è il disegno a matita per le bozze o per dei disegni sofisticati come per i volti e le
illustrazioni.

  • Quale temi elaboravi durante la vita?
Il corpo umano mi affascinava molto, nella sua anatomia che ho studiato da giovane, ma che
mi è rimasto come compito eterno, da elaborare le sue varie forme e caratteristiche, delle
azioni che si esprimono nei suoi movimenti o mostrano anche uno stato particolare dell’anima.
Il corpo umano è un paesaggio affascinante e misterioso che cambia con ogni movimento. Chi
sa disegnare dei corpi umani sa fare tutto. Lo stesso vale per i volti, che spesso vengono visti a
solo perché un paesaggio complesso in se.
Mi affascina la vegetazione spontanea. Le varie specie di piante che formano delle aiole
selvatiche fuori nei prati e boschi ma anche nei giardini, frutteti ed orti, dove la vegetazione ha
l’occasione di creare da sé delle composizioni spontanei di forme e colori. La natura è come
una grande opera d’arte vivente creata da Dio dove il mio sguardo sta affondando come in un
caleidoscopio di colori e varietà di forme.
Dato che l’uomo fa parte del Creato non trascuro il rapporto della persona con la natura perché
siamo tutt’uno o dovremmo esserlo. La natura diventa anche una metafora per raccontare delle
situazioni umani, delle realtà attuali e passati. Dove elaboro qualcosa del Creato c’è la
spiritualità come componente importante e come filo conduttore che accompagna la mia
pittura.

  • Cosa ti ha fatto convincere a dedicarti all’arte sacra, c’erano dei avvenimenti decisivi?
La mia pittura migliorava certamente con duro lavoro ed esercizio anche perché era ed resta la
mia grande passione, ma cominciavo a considerare il mio talento un gran dono di Dio. Credo
che la scintilla di dedicarmi all’arte cristiana è avvenuta dopo che ho realizzato un gran ritratto
di famiglia dove rappresentavo anche i componenti della famiglia che non ci sono più e pian
piano si avviano sulla tela verso la luce eterna. Ma è stato molto tempo fa.
Dopo questo dipinto sentivo dei cambiamenti interiori nel mio animo, avvertivo la presenza di
Dio nella mia vita. Non è avvenuto subito ma con una dolcezza molto paziente da parte di Dio
che mi ha avviato verso la mia riconversione. Ero sempre credente ma mi ero allontanata da
Dio per un periodo e sentivo un vuoto abissale dentro di me. Durante uno di questi momenti
neri sono stata riempita o attraversata da una forza o luce soprannaturale divina, non saprei
dirlo in un altro modo. Da un momento all’altro non mi sentivo più abbandonata a me stessa
ma sentivo che c’era qualcuno divino che mi proponeva di guidarmi. Forse quel vuoto che
sentivo faceva parte del programma per poter ripescarmi e farmi sentire ripescata che è una
sensazione indescrivibile. Iniziava un periodo di grande spiritualità ed eventi mistici, con la
presenza di Gesù accanto come guida divina. Gesù mi ha indicato di raccontare “Lui” con la
pittura, perché era questo che sapevo fare. Ho iniziato a raffigurare delle visioni, dei sogni, che
sono molto personali. Ho scritto anche delle preghiere e poesie che accompagnavano il mio
cammino di fede ispirato dal Divino. In quel periodo ho conosciuto un gruppo di artisti italiani
che sono attivi sul territorio italiano, Unione Cattolica Artisti Italiani, (Ucai). Certo che Gesù mi
ha aperto gli occhi e la mente per vedere Dio nel mondo, ma non sempre è riconoscibile nel
mondo, sia per volontà di Sua, sia perché viene spesso oscurato nella vita quotidiana.

  • Fai una differenza fra il Sacro e il Spirituale? Come raffiguri il Sacro?
La spiritualità non appartiene per forza solo alle religioni. Anche i non credenti non possono
negare che da qualche parte dentro di loro sono spirituali. Significa che non siamo dei robot.
Sono convinta che tutta l’arte in tutte le sue espressioni è spirituale perché esce non solo
dall’intelletto dell’artista ma soprattutto dal suo animo, e cos’è l’intelletto se non anche creato
da Dio. Di questo me ne sono accorta quando stavo per convincermi di creare Arte Cristiana.
Il Sacro in generale nella sua definizione è legato alla religione. Nella mia arte non è sempre
riconoscibile. Se vedo un paesaggio che mi affascina lo vorrei dipingere perché vedo non
soltanto un’armonia formata dall’assieme di linee e colori, colline, campi ed alberi, ma vedo la
bellezza che proviene da una pace che c’era già da un’origine antica, detto meglio eterna, del
Creato di Dio. Sarà semplicemente un paesaggio che crea un senso di pace in colui o colei
che lo osserva, e questo per me è già molto. Non esistono più luoghi incontaminati, dove
l’umanità non ha messo mano, per modificare a suo favore. Questa terra però ci è stata data
per lavorarla e per poterci nutrire. Per questo motivo un paesaggio sveglia la nostra spiritualità,
osservandolo e dipingendolo. Per me invece emana inoltre la sacralità, che la pace che giace
lì, sprigiona perché quella terra ha creato Dio per noi.
Lo stesso quando tratto dei temi che riguardano la donna e l’uomo, l’umanità in generale con
delle particolari situazioni sociali. Intreccio spesso, il rapporto che abbiamo con la natura, per
evidenziare che facciamo parte di essa, cioè del Creato. Qui si percepisce un certo misticismo
perché parto sempre dall’anima che nell’origine è sempre pura e buona. Per l’osservatore
questo è spirituale e comprende tutti modi di vedere e percepire. Per me il concetto è già sacro
in partenza, perché lo sento quando sta nascendo l’idea di un nuovo lavoro. L’anima è sacra,
la persona nella sua integrità è sacra in partenza e sempre nel profondo di se stesso.
L’osservatore non coglie subito il sacro in questo genere dei miei lavori, forse dopo che attirato
dal suo interesse personale comincia a scrutare l’opera, ma penso che avverte la spiritualità, la
quale comprende molti modi di vedere se percepito anche con l’occhio dell’anima. La stessa
osservazione vale anche per la sacralità, essenza vitale di ogni religione.

  • Ci puoi parlare della simbologia nella tua pittura?
L’arte invece che trasmette una spiritualità attraverso gli attributi di una religione, riconoscibile
nella sua simbologia in evidenza, è arte sacra, appartenente a quella specifica religione.
Ho prodotto una serie di opere sacre che possono essere tranquillamente collocati in una
chiesa per la loro simbologia cristiana. Altre miei lavori invece hanno la loro spiritualità cristiana
più nascosta che si percepisce, si capisce e si assorbe, immergendosi nell’opera.
Per un periodo mi sono ispirata alla pittura antica, per esempio da quella rinascimentale, cui
pittori, usavano tantissimi simboli in forma di oggetti, molto spesso della natura, piante e frutti,
che dipingevano attorno a dei personaggi o dei Santi, per raccontare delle caratteristiche o dei
fatti religiosi. Il simbolo è un segno visivo che dà una informazione su una cosa e su una
situazione e dà anche una sensazione, tutto con l’aiuto della sua propria immagine. Un simbolo
può essere astratto o figurativo. Quando sono uniti in molti dentro uno spazio limitato,
acquistano nella loro composizione un contenuto nuovo e unico. I simboli astratti messi
assieme possono dare una immagine finale astratta però in un contesto realistico. I simboli
figurativi invece sono già realismo e per se stessi più complessi, per esempio un fiore, una
colomba, il mare, la croce. Quando sono tolti dal loro ambiente d’origine, il fiore dal prato, la
colomba dalla piazza o la croce dal Golgota formano, in una nuova composizione, un assieme
quasi astratta o metafisico, non naturale.
Amo usare la simbologia nella pittura in generale, sia in quella religiosa e non. Con l’aiuto della
Simbologia, racconto un evento che deve dare delle informazioni e sensazioni che con parole
o con un'unica scena realistica non possono essere mai spiegate.
Succede che lo spettatore davanti all’opera, ricevendo l’informazione dall’immagine, avverte
altre sensazioni e dà altre interpretazioni, o scopre dei simboli esistenti ma nascosti addirittura
per la mia sorpresa, che sono l’autrice, però non devono deviare dall’idea principale ma la
arricchiscono. Alla fine un’opera finita può diventare un simbolo per se stessa nella sua
espressione.

  • Con quale artista vedi delle similitudini e chi ti ispira?
Edward Hopper, Rene Magritte, Beato Angelico, Faith Ringgold.
Edward Hopper:
Anche se abbastanza contrastante forse con la mia arte, almeno quel che dicono i critici su
Hopper, c’è tanto che mi affascina nella sua pittura e mi accomuna nei pensieri di partenza,
non importa se ha raffigurato scene di America e io vivo da un’altra parte, anche come usa i
colori, realistici ma modificati quasi impercepibile. Ho trovato un citato di Edward Hopper che
parla anche dalla mia mente artistica: “Il mio obiettivo in pittura è di usare sempre la natura
come mezzo per provare a fissare sulla tela le mie reazioni più intime nei confronti dell’oggetto
così come esso appare nel momento in cui lo amo di più”.
René Magritte:
Anche se Rene Magritte era un surrealista alcuni aspetti della sua arte sento familiare e
mi ispirano. Gli oggetti sulle tele di Magritte si trasformano in qualcos’altro. L’oggetto
conosciuto come quel che rappresenta, dipinto da Magritte, perde il significato e racconta una
realtà diversa, diventa parte del suo linguaggio metafisico. La sua tecnica di semplificare gli
oggetti, quasi stilizzarli, sembra di facilitare la lettura delle tele, ma in parte solo, perché il
pensiero dietro è un altro ed è profondo. Per noi osservatori ricchi di simbologia, anche se lui
nega che ci sia un significato dietro.
“Chi cerca significati simbolici è incapace cogliere la poesia dell’immagine”.
“Everything we see hides another thing, we always want to see what is hidden by what we
see.”“Visible things can be invisible. However, our power of thought grasp both the visible and the
invisible – and make use of painting to render thoughts visible.”
“Only thought can be resemble. It resembles by being what it sees, hears, or knows; it
becomes what the world offers it.”
In verità la sua pittura è pieno di codici che specchiano il mistero della sua interiorità.”
In tutto questo vedo delle similitudini.
Beato Angelico, Fra’ Angelico Giovanni da Fiesole, Rinascimento, 1395 – 18.02.1455:
Beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1982.
Era un frate domenicano e un artista di alto livello con uno stile personale. I suoi colori sono
accesi e luminosi. I suoi santi e gli angeli appaiono come delle figure celestiali perché la
tridimensionalità evidenzia con altro colore, i corpi non hanno l’ombra e sono pieni di luce,
trasmettendo così un misticismo che è unico nel suo genere. La pittura del Beato Angelico
sembra ispirato dal cielo.
Giorgio Vasari diceva su Fra’ Angelico: “Chi fa cose di Cristo con Cristo deve stare sempre”.
Mi riconosco qui nei colori luminosi e nel mio misticismo che trasmetto nella mia pittura. Per
me è fonte di ispirazione, l’arte del Beato Angelico, patrono degli artisti.
Faith Ringgold:
Infine Faith Ringgold, che ho conosciuto da poco, un’artista dei nostri tempi, ci ha lasciato
l’anno scorso nell’età di 94 anni. Mi ha colpito l’integrità totale dell’artista afroamericana che
con la sua arte coloratissima e piena di vita, lotta e difende la vita della sua gente e la loro
cultura.